La Statua


la Statua

Giovanni Francesco Pintorno nasce da una famiglia di artigiani, nel 1600, a Petralia Soprana. Fin dalla infanzia frequenta la bottega del padre, Giovanni Tommaso, falegname, e apprende l'arte di usare sgorbia e scarpello. Il lungo apprendistato è utile, ma non lo soddisfa. Allora Giovanni Francesco si trasferisce a Palermo, per studiare intaglio e scultura presso un valente artista, rimasto a noi sconosciuto. I viaggi da Petralia a Palermo lo fanno riflettere sulla brevità e sulla futilità della vita. Il giovane prende coscienza che è necessario sulla terra lasciare traccia della propria esistenza perciò "in quella Palermo che si fa sempre più baroccheggiante e spagnolesca, fa le sue prime esperienze artistiche collaborando alla realizzazione di opere d'arte di cui si andavano abbellendo le chiese e le fastuose dimore nobiliari".

Tuttavia, sia come uomo, sia come artista, Giovanni Francesco non si sente realizzato. A 23 anni prende una decisione: si presenta a P. Francesco da Patti e chiede di entrare come laico dei Minori nel convento di S. Maria Gesù. "Si vestì subito e gli fu posto nome di fra Umile". Era l'anno in cui in Sicilia infieriva la peste e fra Umile fu inviato dai superiori in Valdemone, forse a Nicosia, per il noviziato. Di fronte allo spettacolo amaro delle morte che sembra trionfare sugli uomini, il frate scultore ricerca un tema ed uno stile per le sue opere: ritrova la figura di Dio che per amore si fa Cristo e lo rappresenta nella sua reale immagine. Nascono così i primi capolavori: i crocifissi di Nicosia, Agira, Mistretta, Aidone, Caltanissetta e il gruppo di San Francesco inginocchiato dinanzi al Crocifisso nella chiesa di Monte Salvo a Enna.

 

E' il primo momento dell'iter artistico di fra Umile, che riesce ad accomunare il segno del dolore umano e quello della speranza divina, che trovano la sintesi nell'immagine di Cristo. La fama artistica del frate esce subito dai conventi e perfino dalle terre di Sicilia. I padri provinciali fanno a gara per averlo nei loro conventi e fra Umile accetta gli inviti per ubbidienza. Intanto, tra meditazioni e penitenze, egli si dedica alla sua arte e la libera da tutte quelle forme di stile manierato e conenzionale che sono dettate da un secolo di decadenza. Anche il girovagare deve essere inteso come un'esigenza di conoscere la natura e di scoprire la realtà che devono trovare un punto d'incontro, o meglio che devono accordarsi con il suo sentimento religioso. E siccome testimonianze della sua arte sono presenti in nmerosi centri, è difficile ricostruire cronologicamente le tappe del suo continuo spostersi da un luogo a un altro. Dopo il noviziato si reca per un breve periodo in Val di Mazara: Salemi, Campobello. Poi fa ritorno subito in Valdemone, nel 1632 a Milazzo nel coveno S. Papino; nel 1634 a Calvaruso ove realizza il magnifico Ecce Homo; negli anni 1636-37 in Calabria; crocifissi di fra umile si venerano a Cosenza, Cutro, Polla, Bisignano; nel 1638 nel convento di S. Antonio a Palermo. In questa città lo scultore passa gli ultimi anni della sua vita, circondato da parecchi discepoli. E visto che egli non intende allontanarsi dal suo convento, senza dubbio per motivi di salute, diverse delegazioni di confraternite siciliane lo invitano all'atto creativo al solo scopo di poter avere un'opera che ossa fare lustro alle loro chiese. E per i Carmelitani di Cerami fra Umile, nel 1638, crea la più bella opera della sua vasta produzione: raffigura Cristo nel mistero del preciso istante del trapasso; la scultura molto vera nei particolari viene sconvolta dalla finitura pittorica dai toni accesi e surreali: "la scultura da manufatto diviene allegoria viva e oggetto liturgico". Su questo tema lo scultore lavora fino al giorno del suo trapasso, che avviene il 9 febbraio 1639. Spirato il frate, i padri del convento chiamano un altro artista siciliano, il monrealese Pietro Novelli, per farne il ritratto. "Il popolo entra dove era esposta la salma e se ne contende, come reliquia, gli abiti".

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